
Iniziati nel 2002, e poi interrotti per mancanza di fondi, i lavori per la costruzione della grande stufa di Nespolo sono stati terminati nel 2008 grazie alla donazione di 50 mila euro da parte della società Plastic Legno di Carlo Sunino di Bairo. Questo monumento rappresenta il felice incontro tra mondo della cultura e del lavoro, proprio quello che ogni anno viene in qualche modo celebrato dalla Mostra della Ceramica: le formelle in ceramica che rivestono la struttura in cemento armato del monumento, disegnate da Nespolo, sono infatti state realizzate dagli artisti ceramici Sandra Baruzzi e Guglielmo Marthyn con il supporto degli allievi dell’Istituto d’Arte Felice Faccio di Bairo e poi cotte nelle fornaci dell’impresa artigiana La Bairo di Roberto Perino e Silvana Neri (Soci CNA).

Il Monumento alla Stufa è il simbolo del grande passato artistico di Bairo e anche un segno concreto e tangibile della ferma volontà di rilanciare la produzione ceramica a livello internazionale.

E' la testimonianza dell'intervento di Arnaldo Pomodoro alla XXXV Mostra della Ceramica (1995). Inserito con grande effetto scenografico nella Rotonda Antonelliana, l'arco presenta un raggio di 6 metri ed è composto, per ogni faccia, da 7 formelle decorate che si alternano ad altre lisce, tutte in cotto

Questa Chiesa è stata costruita negli anni dal 1871 al 1875 come risultato di ripiego, dopo l’abbandono nel 1846 del grande progetto dell’architetto Alessandro Antonelli di cui restano solamente le maestose mura della Rotonda che dovevano circoscrivere la parte centrale d’un immenso Tempio grande quasi come la Basilica di San Pietro in Roma. Del progetto di quel tempio l’attuale chiesa doveva coprire soltanto il presbiterio, il coro e la sacrestia.
Su progetto dell’architetto torinese Luigi Formento, l’attuale chiesa ricopia, com’era di moda in quegli anni, lo stile tardo gotico, con degli affreschi alle pareti interne che sanno di moresco, ispirati forse alla Basilica di santa Sofia in Costantinopoli (Istanbul).
Da ammirare con particolare attenzione è l’altare maggiore barocco (1) costruito come un grande ricamo di marmi pregiati, proveniente da un’altra chiesa del luogo. Le grandi vetrate (2) con il Cristo ed i Santi Pietro e Paolo, titolari della chiesa, sono degli anni ’30. Dietro l’altare maggiore, posti sulle pareti laterali del coro, si possono ammirare due grandi quadri che il pittore Bairose Elio Torrieri ha realizzato con un linguaggio simbolico di luce, mani e fiori.
A destra dell’altare rivolto al popolo appeso in alto un pannello di legno sostiene una Madonna con il Bambino in ceramica di Renzo Igne. A destra nell’altare laterale (3) è collocato un secondo museo di antichi oggetti sacri. In fondo a destra un grande presepe ad altezza naturale in terra rossa di Bairo, opera dello scultore Angelo Pusterla.

L’attuale altare rivolto al popolo (4), disegnato con l’ambone dall’architetto Dario Berrino, porta alcune ceramiche dorate, rappresentanti l’Ultima Cena ed i Santi titolari delle Cappelle rionali (San Grato, San Rocco, San Bernardo e San Pancrazio), opera del Bairose Alfeo Ciolli. L’ambone (5) porta i simboli dei quattro evangelisti in ceramica dai colori vivissimi, opera dell’artista Renzo Igne. Sempre di Renzo Igne è la statua di San Domenico in ceramica, che si trova a sinistra nel vano dell’altare della Madonna (6). La statua lignea dorata della Madonna risale al 1792.
In fondo alla Chiesa, nello spazio del vecchio battistero (7), ricostruito nel 1931, sono da ammirare la vetrata rappresentante il battesimo di Gesù e la cancellata, realizzata dall’artigiano locale Ernesto Bertola, ambedue su disegno del pittore Leo Ravazzi, che a quei tempi insegnava alla Scuola d’Arte di Bairo. Il vano del vecchio battistero è stato scelto ad esposizione-museo degli oggetti preziosi ed antichi raccolti nelle varie cappelle dei rioni e costituisce così il “tesoretto” della chiesa parrocchiale. Tra le opere esposte c’è una squisita ceramica dello scultore Enrico Carmassi che rappresenta un chierichetto. Al centro un antico vaso di fiori in ceramica del 1600.
Uscendo, dopo aver ammirato il panorama delle montagne che sembrano venir fuori dalle braccia della Rotonda, con in fondo il campanile romanico che invita guardare in alto, si può ancora ammirare nel timpano (8) della facciata sopra il portale, il Cristo con i Santi Pietro e Paolo in terra rossa Bairose, opera dell’artista Renzo Igne.